domenica 4 dicembre 2011

The american parlais


Sì sa, ogni cosa ci mette un po’ ad arrivare dall’America. Vestiti, scarpe, film, spettacoli. Praticamente tutto. Ricordo di aver visto delle cose durante i miei due viaggi oltreoceano, che in Europa non si era nemmeno a conoscenza che esistessero, tantomeno in Italia.
La cosa che però più mi sconcerta è l’arrivo delle nuove parole. Esse, quasi fossero un capo di abbigliamento, devono essere prima create, poi assimilate, commercializzate ed infine esportate nei paesi di lingua neolatina come il nostro. Nello stesso momento, roba di uno o due giorni, in cui la parola sbarca da noi, o meglio già c’era, ma veniva poco usata, o conosciuta solo dai navigatori di internet più disinibiti a cui piace l’utilizzo di questi neologismi, essa diventa vecchia nel paese di provenienza. Neanche fosse un portatile di ultima generazione che viene sostituito dopo un mese. Un esempio: fino a qualche anno fa un americano che voleva farsi trovare diceva all’altra persona “Google me!” o “Facebook me!”. Ci sono forse i corrispettivi italiani a questi verbi? Non mi pare, anche se il verbo to Google sta entrando nel nostro gergo. Dico “to Google” perché il verbo “googlare” proprio ‘nse pò sentì (concedetemi la parte dialettale). Propongo al massimo di usare frasi del tipo “gugolami” che tutto sommato è un po’ più orecchiabile, ma neanche tanto. Il bello è che mentre noi siamo presi con il manuale di istruzioni ad imparare queste parole incredibilmente stupide, gli americani hanno già sostituito queste frasi idiomatiche, ma potrebbero anche essere idio-qualcos’altro, con “Bing it!” o “Tweet-me!”. Ora scommetto che molti non sappiano cosa Bing sia. Ve lo spiego io: è un motore di ricerca che notoriamente copia da Google. Pian piano sono sempre più le persone che anche da noi usano Twitter, ma sono sicuro che quando anche noi non potremmo farne a meno, gli americani avranno tirato fuori dal cilindro un altro bel coniglio invisibile ai poveri occhi dell’Europa meridionale. Un’altra frase che mi affascina e che ho notato essere sempre più presente nei dialoghi dei telefilm che seguo è “check your inbox!”. Per chi non lo sapesse la “Inbox” è la casella di posta che noi chiamiamo “in arrivo”. Non che mi dispiaccia questa metonimia per e-mail ma sembra quasi che la distanza di un oceano non sia abbastanza, e che ogni volta gli americani debbano ricordarci quanto siano diversi da noi.
Basta cambiarci ogni volta le carte in tavola! Non siamo capaci a starvi dietro!

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