Sarà stato il primo freddo che mi ha colto di sorpresa all’uscita del treno, o il pensiero di una giornata particolarmente piacevole, oppure ancora ripercorrere la strada del mio paese, fatta tante volte da bambino e a cui sono ancora molto affezionato; altrimenti può essere stato quel tepore che usciva da quel locale, con quella luce che sembrava quella di casa, in contrasto col freddo della sera, poco prima dell’ora di cena. Tra tutte le opzioni penso proprio che fosse l’ultima. Nessuno può rimanere indifferente a quella scena, così intima e familiare, dolce e anacronistica, e che mi ha fatto tornare, se non indietro di anni, almeno alla mente ricordi che sembravano sepolti sotto uno strato durissimo di stress,interessi diversi e noncuranza.
lunedì 5 novembre 2012
domenica 14 ottobre 2012
La prima notte fredda
Ancora una volta ritorno tardi, stanco dalla serata con gli
amici, ancora una volta mi ritrovo sorpreso dai miei pensieri guardando il
cielo, e ancora una volta mi ritrovo a
non poter fare a meno di sedermi al computer e scriverli e a parlare di quanto
mi influenzino gli agenti atmosferici.
Questa è la prima notte fredda, la prima dopo una lunga
estate, molto calda, ma anche molto strana che ancora non so se definire tra le
migliori o le peggiori della mia vita. Di sicuro indimenticabile. La prima
notte fredda dopo due begli acquazzoni vecchio stile che hanno riportato un po’
di frescura, finalmente, in un ottobre romano che ha un po’ abusato della
caratteristica ottobrata. Finalmente comincia a rinfrescare, a salire il vento,
a spingere le nuvole, a spazzare il cielo.
lunedì 3 settembre 2012
La Pioggia
Non so te, ma io amo la pioggia. Amo quel
modo in cui bussa alla finestra in una domenica di novembre e come mi sveglia
al mattino battendo sul tetto. Amo quella sensazione di fresco che porta la
prima pioggia autunnale, subito dopo una caldissima estate.
giovedì 23 agosto 2012
...Buonanotte...
Apro la finestra per
far entrare un po’ d’aria in questa serata caldissima di una giornata bollente.
Mi fermo a respirare quell’aria nera che decide di rinfrescarmi, ed esco sulla
terrazza. Che bella notte! Le stelle mi guardano e vogliono parlarmi e io mi
affaccio alla ringhiera per guardare l’orizzonte, mentre penso a cosa dir loro.
La Luna mi sorride: secondo me conosce già le mie mosse. Mi legge come se fossi
un libro aperto. Mi decido. Stanotte la passo con Lei.
La passo a
confidarmi con le stelle, a fare gli occhi dolci alla luna e a pensare a tutto.
Stanotte non ho paura di pensare. La passo lontano da internet, playstation,
telefoni, letto, twitter. Questa è la mia notte. Non so quale istinto primordiale
mi dice che voglio rimanere fuori, fatto sta che lo farò.
giovedì 12 luglio 2012
Avrei voluto più tempo
Avrei voluto avere più tempo per conoscere meglio
mio nonno; avrei voluto più tempo prima di vedere mia nonna triste; avrei
voluto più tempo per sapere tutti i segreti che custodisce mio zio. Avrei voluto
più tempo per salutare le cose a me più care.
È più facile affrontare la morte di una persona che
amiamo o il fatto che sappiamo che lei
si sta allontanando definitivamente e volutamente da noi? Non so rispondere, ma
so che è peggio vedere quella persona da lontano, che ride e scherza con altre
persone sconosciute, che non ci riconosce neanche. Perché è questo che succede
quando ci si lascia, ed io sto per essere lasciato (di nuovo, che ce se pò fa?)
ma non da una persona: sto per essere lasciato da una casa. Certo non è la
stessa cosa. No, infatti è peggio.
martedì 10 luglio 2012
Estate
Una fontanella d’acqua nel centro storico, giocare
con gli amici sulla spiaggia, fino alla sera. Piazza del Popolo dall’alto, col
cielo infuocato di mille sfumature. Lo stridulo rumore delle posate che
grattano sui piatti della gente che cena in veranda. È il sudore dell’amante
che si mescola al tuo. È la canottiera che ti graffia la schiena dopo una
giornata al mare. Una zanzara che ti sveglia nella notte per chiederti da bere.
È il sollievo dal terrore che la sveglia non abbia suonato, una volta scoperto
che sono le 10; una serata al pub con amici, birra e belle ragazze che non ti
si filano. È annerire le figure, al tramonto, sul mare, in lontananza.
Non è vacanza, sole, mare, caldo. Non è un gelato
che si scioglie, non il falò di ferragosto e neanche una piscina azzurra. Non
sono ragazze che si sdraiano a prendere il sole, ma la mano che tieni alla
fidanzata mentre ti riposi dopo pranzo sul divano. Non è il sudore che continua
ad irrigarti la schiena, ma un campo di girasoli che si stanno per seccare. È
un libro di uno studente che impreca. È il libro di un altro che si appassiona.
Non è la luce fino alle 9, ma l’alba alle 5.
È un tramonto verso il mare, visto da lontano, che
scolora le figure.
È l’odore di
pèsca e di pésca al mercato la mattina presto.
È il fischio del vento che porta un po’ di sollievo.
È la pelle bagnata dell’amante dopo l’amore.
È un enorme castello di sabbia, costruito
sporcandosi tutti, ma destinato a crollare.
È l’estate.
lunedì 25 giugno 2012
Just call me “The Spoon”
Non so bene che ore fossero quando Italia e
Inghilterra hanno cominciato ad affrontarsi ai rigori. So solo che al 5° rigore
ero certo che avremmo vinto noi. Non perché sono un guru o chissà cosa dello
sport, ma un po’ ormai lo capisco, e quando un giocatore fa una prodezza come
quella di Pirlo, l’epilogo non può che essere uno: la sua squadra vince!
La squadra vince perché ha giocato meglio, la quadra
vince perché lo merita, la squadra vince perché è più forte e la squadra vince perché
un signore di nome Andrea Pirlo ha fatto notare agli avversari, e a circa mezzo
miliardo di altre persone, tutte queste cose allo stesso momento.
Quando fai sport e devi affrontare degli avversari,
non è facile relazionarsi con loro: possono essere tuoi amici, tuoi nemici,
puoi vincere di tanto o perdere di tanto, o la partita può essere tirata, e
infine potresti essere superiore oggettivamente ma non riuscire a spuntarla, o
inferiore e vincere. Come trattare l’avversario in tutti questi scenari
differenti? Non è facile per niente.
Il rispetto è la prima cosa. Detto questo tutto è
secondario.
giovedì 21 giugno 2012
In fondo cos’è un bacio?
Un
momento rubato
Ad
un dialogo sentito,
un
ballo abbracciato
in
un lento infinito,
uno
sguardo eloquente
che
tutto racconta
senza
dir niente,
ma
con grinta.
La
paura si affronta
Se
vuoi il risultato,
se davvero ti importa
La
persona che hai amato;
si
ferma il tempo
e
tutto sparisce
forse
è un lampo
Ma
l’amore cresce.
Un
bacio senza scampo
e
se non finisce
Sarà
sempre bel tempo.
mercoledì 16 maggio 2012
Dialogo tra l’egregio sig. Stendhal e due eccezionali viaggiatrici.
Premessa:
Per questo post faccio riferimento a circostanze
reali (ed adattate) che si possono ricreare durante un viaggio in autobus. È capitato
a me ma sono avvenimenti verosimilmente quotidiani. Capita a chi accompagna la
noia di un viaggio in omnibus con un libro. Può essere buono o una schifezza,
una prima edizione o un classico, un romanzo o un libro di testo: se ti trovi
vicino ad un qualche folkloristico passeggero, il mattatore del posto accanto,
l’oratore di tutte le tratte, rimane sempre difficile riuscire a concentrarsi
nella lettura.
giovedì 26 aprile 2012
Apologia del Coccodrillo
Per decine di secoli hanno vissuto indisturbati,
tranquilli e senza recare danno a nessuna persona, sulle rive di fiumi
africani, americani ed australiani. Come facilmente si intuisce dal titolo si sta
parlando dei coccodrilli. Sono tra gli animali più affascinanti di questo
nostro pianeta malato che li ha relegati alla fascia di predatori, pericolosi
anche per l’uomo.
martedì 17 aprile 2012
Prigioniero del mio tempo
Tutto inizia dal grammofono, dal suo cono dorato che
emette quel suono graffiato di un Charleston che sembra suonato ad un miglio di
distanza da casse ed amplificatori che possono arrivare facilmente a 120
decibel. Invece la punta che oscilla sul disco scavato, con mille seghettature,
riempie la sala da ballo, seppur piccola. Il lampadario di cristallo riflette
all’infinito quella calda luce, quasi fosse una sfera da discoteca, e lancia
sul pavimento tante piccole macchie più chiare, non distinte, impalpabili, che
si fermano talvolta sulla spalla lievemente scoperta di una dama in abito
rosso, o sulla giacca nera da sera di gala di un uomo intento al suo
corteggiamento. L’unico termosifone che scalda quella stanza è l’enorme camino
sulla parete, che ,col suo fuoco impetuoso, la riempie di calore, colore e
rumore, talvolta, quando sembra difficile colmare momenti imbarazzanti di
silenzio totale.
Si passa poi all’orologio da taschino, d’argento,
con apertura a scatto, per evitare che si rovini o inavvertitamente si muovano
le lancette sul quadrante; oppure per non effettuare chiamate indesiderate. Alla
berlina, il mezzo di trasporto più veloce per muoversi agilmente in città. Un
taxi coi cavalli. E la posta. Niente può essere associato alla trepidazione di
aspettare una lettera di colei che abbiamo conosciuto al ballo e che ci ha
concesso ben tre danze, dimostrandoci il suo interesse. Continuava a sorridere,
sembrava non essersi divertita mai in quel modo. Quel sorriso che lascia intendere
più di mille parole. E le mani che si sfiorano, gli occhi che si incontrano e
che riempiono il cuore. Inebriarsi nuovamente del suo profumo, spruzzato
direttamente sulla carta, come fosse una fotografia che insistentemente ci
ricorda con chi stiamo chattando. Così, velocemente si premono i tasti
sull’orologio da taschino, e ricomincia l’attesa. Ci sono sessanta giorni in un
minuto, così come sette ore fanno una settimana. E man mano che la prospettiva
dell’incontro si avvicina, l’aspettativa aumenta, e la bramosia di un contatto
visivo dilata l’intervallo di tempo nel quale bisogna solo aspettare.
Infine l’inchino, il baciamano, parlare in modo suadente
e corretto, la galanteria. Il fremito nello sguardo dopo tempo distanti; e rapide
occhiate, frequenti, maliziose, e sorrisi accentuati, ammalianti, eloquenti.
Signori che adagiano il soprabito sulle spalle infreddolite delle signore;
Signore che offrono il loro fazzoletto al signore prediletto, nella speranza
che non dimentichino quell’incontro.
Invertiti i ruoli, ormai. Volgare era chi aggirava
l’etichetta, bifolco è chi cerca di riesumarla. La terra gira troppo in fretta
per soffermarsi alle cose superflue come la gentilezza, o la cavalleria.
Tempi ed epoche diverse, diverse modalità, ma stesse
opportunità. Quando una cena, una festa, un ballo erano occasioni per conoscere
persone, la posta si chiamava “corrispondenza”, ma veniva portata con motorini,
si aspettavano interminabili secondi in una chat-room in attesa fremente di una
risposta dell’interlocutore e si contavano i minuti veloci dentro una carrozza,
godendosi la vista della città, abbellita al pensiero dell’incontro agognato. Cose
simili: ma in ventiquattro ore la possibilità di avere un mese a disposizione.
Il tempo, le usanze, il fascino, l’etichetta,
l’atteggiamento che si perdono una volta di più ogni 31 di dicembre.
sabato 14 aprile 2012
Fuori dal sistema
Viviamo in un'epoca in cui il computer è sempre più presente nella nostra vita, nel quale i social network sembrano sempre più prendere il posto della social life. Per la seconda volta mi trovo ad affrontare un argomento di questo genere, ma stavolta sono costretto, visto che da qualche giorno sono diventato un nessuno a livello telematico.
sabato 31 marzo 2012
Inversione di ruoli ovverosia il ladro beffato
Procedo tranquillo per la strada, illuminata da
lampioni ed alcune insegne dei bar. La luna splende alta, regina assoluta della
volta celeste, faro contrastante in un mare di buio.
Passo dopo passo, procedo ma mi sembra di star fermo,
sempre la stessa luce e le persone sedute ai tavoli dei cafè mi sembrano tutte uguali, ferme, ma cambiano, sempre diverse
ora dopo ora.
I colori squillanti mi accompagnano nella mia
passeggiata e ad ogni secondo che passa mi donano un’emozione diversa,
irripetibile, che posso solo ricordare, non riprovare né descrivere.
Fisso l’interno del bar. C’è il barista che asciuga
il bancone con faccia ridente ed accomodante, alle prese con una divertente
discussione col suo cliente. La luce è calda ed accogliente nel locale. Essa mi
chiama e quasi mi decido ad entrare. Prima però mi soffermo a leggere il menù
di fuori per leggere il piatto del giorno e pregustarlo, mentre faccio una
rapida stima degli spiccioli che mi rimangono. Non è moltissimo ma questa via è
rinomata per il cibo buono a basso prezzo, e l’atmosfera familiare vale tutte
le poche monete nella mia tasca.
Sto per entrare e già assaporo il piacere di sentir
tintinnare la campanellina sopra la porta e venir investito dall’odore di pollo
con patate, pane caldo e torta di mele, quando di botto, l’allarme.
Tutti si guardano intorno spauriti, spaesati,
cercando di capire cosa sia successo. La guerra, una bomba, un attentato, una
rapina. In un attimo tutte le persone non sono più interessate alla mostra di
Van Gogh, ma si focalizzano su quello che succede attorno a loro, accantonando
l’arte per far spazio alla curiosità.
D’un
tratto sono i quadri che guardano gli spettatori.
Finale
alternativo:
E
tutti guardano, si fermano, ammirano, si fossilizzano, sull’unico posto vacante
nel muro in quella mostra, da cui si staglia l’impronta di ciò che c’era prima.
Tutti gli altri quadri non importano; è quello vuoto che attira l’attenzione su
di sé.
martedì 27 marzo 2012
L'importanza del teatro
La sedia è scomoda, la posizione laterale. Non
poteva andare peggio. Il brusio della sala si fa sempre più alto, e le luci
sono ancora tutte accese. L’aria si carica di aspettative, e
l’attesa diventa insopportabile. In un attimo tutto si perde in un vortice, che
cattura, trasporta ed immerge in un’atmosfera da sogno.
martedì 13 marzo 2012
La Ballata delle Canzoni
Soffici note fluenti,
scorrono veloci
accompagnate da voci,
e si imprimono nelle menti.
Ogni pensiero
Ha la sua canzone,
che sia triste o fiero,
ci dona un’emozione:
rapidi tempi incalzanti
quando è primavera,
lugubri invece, angoscianti
nella notte più nera;
ed è proprio alla sera
che la malinconia arriva
e della gioia ci priva,
e la tristezza ci assale.
Capite che non vale,
o soffici, fluenti note,
così l’anima si percuote
con queste potenti scale.
Ma ogni notte deve passare
Seguita da un nuovo giorno
E tocca alle note care
Riempire l’aria intorno.
Il sole e tanta luce
L’ambiente influenza
E la musica ci conduce
Alla più bella esperienza:
non è solo una credenza,
il ritmo ci trascina,
e può essere una medicina,
e subito si sta meglio.
Allegre note, tenetemi sveglio,
della vita tutta la durata
con questa musica sfrenata:
questo è ciò che voglio!
Associamo al morale
Qualcosa che ci rispecchi,
che al cuor sia corale
e che rispetti gli orecchi.
Un attimo e si balla
Senza fine, senza fiato,
Quello dopo si crolla
Col viso bagnato,
da lacrime segnato.
Un’armonia può far questo,
ci accompagna in ogni gesto
e disegna la vita.
Dolce canzone, ti ho capita!
Mi resta solo la resa,
l’anima si è troppo accesa,
e con malizia l’hai rapita.
lunedì 27 febbraio 2012
And the Oscar goes to...
Meryl Streep e Jean Dujardin migliori attori |
La nottata di ieri è stata quella tanto attesa. La consegna
degli Academy Awards si è svolta tranquillamente e per fortuna che l’ho
registrata perché altrimenti mi sarei addormentato di certo. E sono riuscito
nella missione impossibile di non sapere chi fossero i vincitori fino a quando
non l’ho visto. Internet, telegiornali, radio sono stati sapientemente oscurati
e alla fine sono riuscito a non rovinarmi la sorpresa. Sai quale sorpresa poi. Hanno
vinto più o meno tutti i più favoriti a partire da Queen-Meryl, ad arrivare poi
ad un attore che non poteva non vincere facendo il lavoro doppio di
interpretare un personaggio solo con la sua figura, vale a dire senza parole. Quasi
tutti i pronostici sono stati rispettati e alla fine mi reputo soddisfatto per
questa tornata oscaresca. Come si prospettava sono stati principalmente 2 i
film a spartirsi l’omino dorato: “The Artist” si è portato a casa i premi
considerati più importanti e di maggiore rilevanza mediatica (film, regia,
attore protagonista, colonna sonora e costumi), mentre “Hugo” quelli tecnici,
considerati più importanti per gli addetti ai lavori (fotografia, scenografia,
effetti visivi, sonoro e montaggio sonoro).
mercoledì 22 febbraio 2012
Ormai sono famoso...
Di solito non parlo mai della mia vita privata, ma qualche volta dovrò anche farlo se mi viene in mente qualcosa di divertente che mi capita, o sbaglio?! Non sarà divertentissimo, ma forse qualche risatina ve la strapperà. Non c'è bisogno di spiegarvi cosa sia successo, la prima frase spiega tutto. Le successive invece sono una serie di "quello che mi avrebbe fatto divertire un casino se avessi risposto così" misto a "domande di vitale importanza che mi sono sorte spontanee". Ciò che sto per raccontarvi è estremamente confidenziale, quindi leggetelo a vostro rischio e pericolo. Divertitevi!
mercoledì 8 febbraio 2012
"Monthertaining"
Il primo febbraio come ogni anno è iniziato nei
nostri tanto amati Stati Uniti, il mese dell’intrattenimento. Cosa significa?
Significa che gli americani si prendono un mese di
pausa a partire dall’inizio di febbraio (scelta saggia essendo il mese più
corto) per poi mettersi sotto a lavorare fino alle vacanze estive. Attenzione
non è che non lavorino per niente, ma hanno sapientemente scelto di concentrare
gran parte degli eventi più mondani, piacevoli e seguiti, tutti in uno stesso
mese. Mi chiedo se non sia la cosa giusta da fare anche per noi italiani, che
amiamo stare in vacanza, amiamo la pausa caffè, lo stare tranquilli, non avere
preoccupazioni, prendercela con comodo. E soprattutto mi chiedo: funziona? Ho i
miei dubbi.
sabato 4 febbraio 2012
La Magia Bianca
C’è un bambino di 6 o 7 anni, che la notte di Natale
si siede davanti alla finestra appannata. Il camino alle sue spalle riscalda l’intera
casa e la sua schiena in quella gelida notte. Le calze ancora vuote aspettano
che lui si rannicchi nel letto per riempirsi di dolcetti e piccoli doni. La stanza
è illuminata dalla rossa luce emessa dal fuoco, dalle coloratissime lucette
dell’albero che brillano ad intermittenza, e dal bianco labile riflesso del
sole sulla luna che pian piano sta sparendo, coperta da nuvole dense e chiare. Il
bambino chiude gli occhi e rivolge una preghiera a quella Dea del cielo che
neanche i poeti più abili sarebbero riusciti a copiare. Prega che in quella
sacra notte il cielo gli conceda il più bello dei regali, che non costa nulla,
e soprattutto del quale anche tutti gli altri bambini avrebbero potuto giovare,
e che tutti insieme li avrebbe resi felici. Prega che in quella sacra notte
scenda la neve a celebrare tutto quello che rappresenta.
lunedì 30 gennaio 2012
La casualità
In alcuni momenti della nostra vita capitano periodi
in cui ci sentiamo veramente sfortunati. Ci sembra che tutto vada male, che
qualsiasi cosa facciamo non ci riesca e soprattutto non riusciamo a vedere il
benché minimo spiraglio di luce per uscire da questo tunnel. Succede che ti
muore il gatto, che la macchina ti abbandoni, che la ragazza a cui vai dietro
non ti si fili minimamente, che a colazione la fetta di pane imburrata ti cada
per terra e per raccoglierla intruppi la tazza col latte bollente. Ti senti
proprio sfigato, perché tutte queste cose magari succedono nel giro di giorni.
E sono cose che farebbero tentennare anche il migliore degli ottimisti. Ma
siamo sinceri. Esiste veramente la sfiga?
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