sabato 31 marzo 2012

Inversione di ruoli ovverosia il ladro beffato


Procedo tranquillo per la strada, illuminata da lampioni ed alcune insegne dei bar. La luna splende alta, regina assoluta della volta celeste, faro contrastante in un mare di buio.
Passo dopo passo, procedo ma mi sembra di star fermo, sempre la stessa luce e le persone sedute ai tavoli dei cafè mi sembrano tutte uguali, ferme, ma cambiano, sempre diverse ora dopo ora.
I colori squillanti mi accompagnano nella mia passeggiata e ad ogni secondo che passa mi donano un’emozione diversa, irripetibile, che posso solo ricordare, non riprovare né descrivere.
Fisso l’interno del bar. C’è il barista che asciuga il bancone con faccia ridente ed accomodante, alle prese con una divertente discussione col suo cliente. La luce è calda ed accogliente nel locale. Essa mi chiama e quasi mi decido ad entrare. Prima però mi soffermo a leggere il menù di fuori per leggere il piatto del giorno e pregustarlo, mentre faccio una rapida stima degli spiccioli che mi rimangono. Non è moltissimo ma questa via è rinomata per il cibo buono a basso prezzo, e l’atmosfera familiare vale tutte le poche monete nella mia tasca.
Sto per entrare e già assaporo il piacere di sentir tintinnare la campanellina sopra la porta e venir investito dall’odore di pollo con patate, pane caldo e torta di mele, quando di botto, l’allarme.
Tutti si guardano intorno spauriti, spaesati, cercando di capire cosa sia successo. La guerra, una bomba, un attentato, una rapina. In un attimo tutte le persone non sono più interessate alla mostra di Van Gogh, ma si focalizzano su quello che succede attorno a loro, accantonando l’arte per far spazio alla curiosità.

D’un tratto sono i quadri che guardano gli spettatori.

Finale alternativo:

E tutti guardano, si fermano, ammirano, si fossilizzano, sull’unico posto vacante nel muro in quella mostra, da cui si staglia l’impronta di ciò che c’era prima. Tutti gli altri quadri non importano; è quello vuoto che attira l’attenzione su di sé.

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