Non so bene che ore fossero quando Italia e
Inghilterra hanno cominciato ad affrontarsi ai rigori. So solo che al 5° rigore
ero certo che avremmo vinto noi. Non perché sono un guru o chissà cosa dello
sport, ma un po’ ormai lo capisco, e quando un giocatore fa una prodezza come
quella di Pirlo, l’epilogo non può che essere uno: la sua squadra vince!
La squadra vince perché ha giocato meglio, la quadra
vince perché lo merita, la squadra vince perché è più forte e la squadra vince perché
un signore di nome Andrea Pirlo ha fatto notare agli avversari, e a circa mezzo
miliardo di altre persone, tutte queste cose allo stesso momento.
Quando fai sport e devi affrontare degli avversari,
non è facile relazionarsi con loro: possono essere tuoi amici, tuoi nemici,
puoi vincere di tanto o perdere di tanto, o la partita può essere tirata, e
infine potresti essere superiore oggettivamente ma non riuscire a spuntarla, o
inferiore e vincere. Come trattare l’avversario in tutti questi scenari
differenti? Non è facile per niente.
Il rispetto è la prima cosa. Detto questo tutto è
secondario.