giovedì 12 luglio 2012

Avrei voluto più tempo

Avrei voluto avere più tempo per conoscere meglio mio nonno; avrei voluto più tempo prima di vedere mia nonna triste; avrei voluto più tempo per sapere tutti i segreti che custodisce mio zio. Avrei voluto più tempo per salutare le cose a me più care.
È più facile affrontare la morte di una persona che amiamo o il fatto  che sappiamo che lei si sta allontanando definitivamente e volutamente da noi? Non so rispondere, ma so che è peggio vedere quella persona da lontano, che ride e scherza con altre persone sconosciute, che non ci riconosce neanche. Perché è questo che succede quando ci si lascia, ed io sto per essere lasciato (di nuovo, che ce se pò fa?) ma non da una persona: sto per essere lasciato da una casa. Certo non è la stessa cosa. No, infatti è peggio.
In una casa c’è tutto, proprio come in un rapporto di coppia: l’amore, la famiglia, momenti belli, litigi, partite a carte, bagni in piscina, natali, pasque, chiacchiere davanti al fuoco, finali dei mondiali perse, finali dei mondiali vinte, lacrime, risate, brindisi, feste, baci dati, baci proibiti, odori indimenticabili, persone indimenticate.
In una casa c’è tutto, ed in QUELLA casa c’è tutta la mia infanzia. Ci sono gli inverni freddi col tramonto alle 5, insieme al tè, sotto quella lampada speciale, davanti alla tv a guardare i Pokemon, ed il fuoco che scoppia alle mie spalle. Ci sono tutte e 21 le primavere col pranzo da nonna dopo scuola, ed i compiti sulla tavola, con quel sole che entrava fino a tardi da quel’enorme finestra in salone. Tutte le successive estati ad aspettare la stessa ora del tè per buttarsi in piscina, con quell’enorme orologio bianco e la merenda subito dopo il bagno a bordo vasca. Tutti gli autunni sul divano mentre piove e le grondaie non riescono a tenere tutta l’acqua.
Ci sono tutti questi anni belli, brutti ma comunque speciali, dove passavo il tempo con nonna, chiedevo consigli a zio, venivo aiutato da nonno, aspettavo che tornassero i miei da lavoro, mio fratello non c’era e mia sorella sembrava un’utopia.
Ma ci sono anche tutti QUEGLI anni che non ho vissuto, tra feste chic in garage, matrimoni di lusso sulla terrazza, bagni al chiaro di luna con la piscina illuminata. Tutte cose che appartengono alla storia di quella casa, che non potrò mai rivivere.
Sono finiti tutti quei tempi...
E insieme a tutto il resto ci sono i dettagli, perché sono quelli che fanno la differenza. C'è quella scala di ferro che dall'ufficio porta al piazzale dove non so più quante volte ho fatto arrivare la mia palla, e le altrettante strategie che adottavo per andarla a riprendere. Quella piccola sbeccatura bianca della mattonella del bagno, che mi è sempre sembrata un coriandolo, perché mi accorsi per la prima volta della sua presenza dopo essere tornato dal carnevale vestito da Batman. L'altra scala, stupenda, con la ringhiera di legno, che dal salone portava di sopra, in quel luogo a volte dimenticato ma impareggiabile, dove giocavamo a ping-pong dopo l'abbacchio di Pasqua, o dopo i regali natalizi. L'odore inconfondibile che avrei voluto sentire per sempre del sottotetto dove erano custoditi tutti, ma proprio tutti, gli oggetti usati un tempo che man mano divenivano obsoleti. Se ne va quel bagno verde con quella doccia enorme nella quale entravo ma non sapevo uscirne. I fichi, colti con la scala perché l'albero era troppo grande, e mangiati in quei 20 metri che lo separavano dalla porta di casa. Si è seccato anche quello. 
Se ne va tutto questo, e mi lascia da solo. Una delle certezze che avevo da piccolo sta per crollare, e non so come reagirò alla cosa. Mi sento come se stessi per essere investito da una nuova rivoluzione copernicana. E mi sento anche affranto dal fatto che non potrò mai avere di nuovo tutte quelle sensazioni che mi ha regalato per tanto tempo quella casa, alla quale sono estremamente riconoscente, perché mi ha dato la possibilità di creare dei ricordi d'infanzia che non cambierei con nessun altro. 
Chi è che non ha mai chiesto più tempo? o di ritornare ad un dato luogo, in una data circostanza, in una data epoca? Ma non si può. Il tempo è crudele, non aspetta nessuno e non si mette a guardare indietro, bisogna solo essere bravi a stargli appresso e godersi ogni istante che ci concede.
Ma rimane il fatto che avrei voluto più tempo per godermi meglio quella casa, più di quanto non abbia fatto, in modo egoistico, possessivo, spasmodico, viscerale. Avrei voluto più tempo per salutarla, per rendermi conto che non la rivedrò mai più, e che tutto quello che avrò d'ora in poi saranno ricordi passati di lei, non potrò averne di nuovi. Probabilmente non ci sarei mai riuscito, perché è così, le cose che mi piacciono, le cose che AMO non mi bastano mai. Di sicuro non me ne sarei mai fatta una ragione, e avrei forse rosicato anche più di quanto non stia facendo ora; ma avrei voluto più tempo.

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