Una fontanella d’acqua nel centro storico, giocare
con gli amici sulla spiaggia, fino alla sera. Piazza del Popolo dall’alto, col
cielo infuocato di mille sfumature. Lo stridulo rumore delle posate che
grattano sui piatti della gente che cena in veranda. È il sudore dell’amante
che si mescola al tuo. È la canottiera che ti graffia la schiena dopo una
giornata al mare. Una zanzara che ti sveglia nella notte per chiederti da bere.
È il sollievo dal terrore che la sveglia non abbia suonato, una volta scoperto
che sono le 10; una serata al pub con amici, birra e belle ragazze che non ti
si filano. È annerire le figure, al tramonto, sul mare, in lontananza.
Non è vacanza, sole, mare, caldo. Non è un gelato
che si scioglie, non il falò di ferragosto e neanche una piscina azzurra. Non
sono ragazze che si sdraiano a prendere il sole, ma la mano che tieni alla
fidanzata mentre ti riposi dopo pranzo sul divano. Non è il sudore che continua
ad irrigarti la schiena, ma un campo di girasoli che si stanno per seccare. È
un libro di uno studente che impreca. È il libro di un altro che si appassiona.
Non è la luce fino alle 9, ma l’alba alle 5.
È un tramonto verso il mare, visto da lontano, che
scolora le figure.
È l’odore di
pèsca e di pésca al mercato la mattina presto.
È il fischio del vento che porta un po’ di sollievo.
È la pelle bagnata dell’amante dopo l’amore.
È un enorme castello di sabbia, costruito
sporcandosi tutti, ma destinato a crollare.
È l’estate.
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