Ci vuole coraggio. Ce ne vuole molto, ad abbandonare
in questo modo un posto come il trono del Papa. Ci vuole coraggio ed umiltà,
per riconoscere che non si riesce più a sostenere un fardello che sicuramente
deve essere quello del seggio pontificio. Tra sfarzo, lusso, ori, agiatezza, io
non credo che i Papi siano più quelli di una volta. E non lo sono più già da
qualche epoca. Credo che i Papi siano davvero tra le persone migliori del
mondo, come molte persone di chiesa, di religione e non religiose. Ed allo
stesso modo ce ne sono molte che invece se ne approfittano; ma non è di questo
che voglio parlare.
Non voglio neanche entrare nel merito dell’operato
di Benedetto XVI, né se abbia fatto bene o male.
Abdicare non deve essere stata una scelta facile. Rinunciare
per sempre ad un posto che ti rende visibile al mondo intero, ed è questo che
deve far riflettere. Quando ci si accorge di non riuscire più ad espletare le
proprie funzioni, o meglio, le funzioni richieste da un ufficio che la piena
facoltà fisica e mentale, per essere una guida per tutte le persone che si
considerano tuoi figli.
È chiaro, non possono essere tutti contenti di
quello che è stato fatto dal Papa, né tutti possono esserlo per la sua
rinuncia. Personalmente non ho mai ammirato Ratzinger, riconoscendone comunque
la nobiltà d’animo, e questo atto estremo me ne conferma la sua indole.
Sono sorpreso perché non capita tutti i giorni di
poter assistere ad un evento tanto rilevante a livello storico; ma sono
soprattutto contento di poter vedere una cosa del genere. In un momento in cui
la chiesa sta passando uno dei periodi più bui, dal punto di vista di
corruzione, inganni, pedofilia e soprattutto fede, mi fa piacere vedere che il “capo”
mostri la via da intraprendere; che faccia vedere al mondo che nessuno ha il
diritto di sentirsi incriticabile, che nessuno è inamovibile, che nessuno può
sentirsi al di sopra delle parti.
E adesso passiamo a Dante. Il signor Alighieri
rosicò, e di brutto, con il buon Celestino V, che ebbe l’unica colpa di non
sentirsi adeguato per un posto così alto, e la sfiga di avere un successore che
rubò per sé e per il predecessore tanto pio. Vi ricordo che a quell’epoca i
Papi non erano una guida spirituale, ma un capo di stato, dello stato più ricco
del mondo, che non aveva paura a far uccidere la gente che la pensava diversamente
e che aveva come unico interesse quello di guadagnare più potere e più oro. Come
si può biasimare Celestino, ecclesiastico fuori dal suo tempo, credente puro.
Un gesto difficile, coraggioso e di umiltà. E di grande amore verso la propria fede.
Nessun commento:
Posta un commento