venerdì 3 ottobre 2014

Cattivo amico per amici incredibili

Quando ho visto che mi avevate scritto ho provato un misto di sensazioni contrastanti: da un lato ero davvero molto contento di risentirvi ed avere addirittura la possibilità di rivederci, ma dall’altro mi sarei voluto sotterrare dalla vergogna e dall’imbarazzo. Imbarazzo per essermi comportato da perfetto stronzo, dimostrandovi ben poco l’amicizia che invece voi molto spesso avete messo nei miei confronti, perché sono sparito per quasi 8 mesi così dal nulla senza nemmeno spiegarvi la mia difficoltà; ed enorme vergogna, perché chissà se e quando avrei trovato il coraggio di cercare il vostro nome sulla rubrica del telefono per scrivere un messaggio, anche stupidissimo. Avevo anche un po’ paura di rincontrarvi, perché chissà cosa avreste pensato di me, mi avreste odiato? Giudicato?  Trattato di merda come mi sarei anche meritato?

giovedì 17 luglio 2014

Pensieri pseudopirandelliani nel 2014 (perdoname Pirandé)

In un attimo svanisce la magia. Così, da un giorno all'altro, con uno schiocco di dita, inizia e finisce in modo netto e deciso come un temporale estivo, tanto quest'anno uno più o uno in meno cosa volete che cambi. Magicamente inizia un periodo che non riesci a decifrare, in cui tutto sembra andarti bene, in cui tutti sembrano attratti da te, nessuno riesce a fare a meno di averti attorno, orde di ragazze cadono ai tuoi piedi.

martedì 1 luglio 2014

Ascolto, elaboro, immagazzino, osservo, urlo.

Adoro guidare. Mi tranquillizza, mi rilassa ed è uno dei momenti in cui riesco a riflettere su quello che mi succede, mi dà la possibilità di pensare a mente più distesa a quello che ho intorno. Se dovessi pensare ad altri momenti quotidiani che riescano a darmi la stessa sensazione non riuscirei a trovarne. Forse proprio non ce ne sono.

lunedì 9 giugno 2014

Scrivo lettere che non invierò mai


Tutto è iniziato quando scrissi quelle 6 pagine alla mia ex. Di solito quando le scrivevo qualcosa a mano poi glielo facevo leggere, adoravo guardare la sua faccia mentre scorreva le parole davvero troppo melense, troppo esagerate, troppo giovani di quelle lettere. Dio quanto ero giovane anche io. 
Quella era diversa però.

venerdì 4 aprile 2014

Drogato

Da poco mi sono reso conto di essere drogato. Ma non uno di quelli che si fa di cocaina, metanfetamina, acidi o chissà che. Sono drogato di cose “belle”, che poi quando sei in astinenza non sono poi così belle.

Sono drogato di situazioni, di emozioni, di sensazioni.

domenica 23 marzo 2014

Tutti a balla'!!!

Quando ti metti in fila all'una di notte per poter entrare in una discoteca hai tutto ben chiaro: lo fai per andarti a divertire, muoverti sentendoti libero di farlo, fregandotene della gente che ti vedrà e giudicherà le tue mosse un po' dinoccolate e talvolta poco etero. Non ti interessa, tu vai lì per fare due salti e divertirti con gli amici, e poco importa se alla fine nessuna avvenente ragazza poco vestita si avvicinerà per ballare con te o darti il suo numero; l'importante è passare un po' di tempo in pace con noi stessi, convinti che quello che stiamo facendo lo facciamo davvero per sentirci un po' più tranquilli.

Così fai la fila per entrare in un locale così mondano che in confronto la serata degli Oscar è la sagra del carciofo di Sezze. Al freddo, ovviamente, perché hai lasciato il cappotto in macchina perché sarebbe stato un ingombro eccessivo portarselo dietro.
Una volta entrato, capisci che la fila che hai fatto molestato dal vento e seguendo nel frattempo la conferenza sui disagi creati ai capelli da esso misto a pioggia, tenuta da tutte le persone senza cromosoma Y, ne è senza dubbio valsa la pena: cazzo, c'è tutta la città in questo posto, di sicuro è fico! E non importa del mal di schiena, mal di gola, cagarella e congiuntivite che inesorabilmente avrai l'indomani: l'ambiente è fichissimo, che te frega!
Passati quei 4-5 minuti di stupore misto ad entusiasmo per il posto così esclusivo, inizi a realizzare che sta succedendo davvero, ci sei anche tu in quel posto in quel momento, a rischiare di perdere qualche falange per assideramento.



Così tutti, si decide di dare inizio alle danze, si fa una cordata per rimanere uniti e nel caso far sapere a tutti se l'ultimo è rimasto incastonato tra i trentenni che si atteggiano ad adolescenti new-age e un branco di 19enni che hanno deciso di folleggiare invece di rimanere a casa a studiare per la maturità. Però ti accorgi che fa troppo caldo, e quel tepore iniziale che ti ha aiutato a non rimanere congelato per tutta la serata ormai si è tramutato in un vento infernale che fa incredibilmente prendere fuoco a maniche e scollature di indumenti da donna. Essendo l'ultimo e volendo far presente al capofila la tua intenzione di fare dapprima una sosta al guardaroba per poi far iniziare davvero la serata, acchitti sul momento una sessione rapida del gioco del telefono in cui la frase "fermiamoci al guardaroba" arriva all'apripista come "Zagabria è la capitale della Croazia". Ma essendo il primo della fila un esperto di quel posto, avendone viste di tutti i colori ed interpretate tutte le lingue autoctone, nonché testate la metà, capisce il significato intrinseco della frase che gli viene riferita dal suo vice e si presenta quindi alla linea per poter finalmente lasciare la giacca nella speranza, se non di ritrovarla pulita, almeno che non venga utilizzata per trasportare il ghiaccio da una sala all'altra o per asciugare per terra.
Perfetto, ora sei tranquillo, ti senti carico ed in forma, niente ti può fermare, ti sei addirittura arrotolato le maniche della camicia per risultare più affabile: sei perfetto; dovrai solo controllare tutte le tasche ogni 30secondi per vedere se sei ancora il possessore della tua patente e/o testare finalmente se sto cazzo di FIND MY iPHONE funziona davvero, ma sei perfetto.

Ma prima di cominciare a ballare c'è bisogno di uno starter, per rompere più agilmente il ghiaccio. E così il capo, da veterano pluripremiato, propone di usufruire già da subito del buono consumazione che ci hanno gentilmente distribuito all'entrata per bilanciarci a terra nel caso dovessimo volare via come un palloncino all'elio, considerando di quanta zavorra dal portafoglio ci hanno alleggeriti. E allora via si riparte alla volta del bar più vicino per prendere una soddisfacente dose di ghiaccio servito in un comodo bicchiere di plastica, ma cazzo se sembra proprio vetro! Scommetto che è con questi espedienti che attirano tutta questa gente, mica cazzi. Prima di arrivare però incappi nella prima problematica della serata che è quella della probabile moltitudine di accuse per molestie sessuali che potresti ricevere per via dei molteplici stupri involontari di cui sei l'artefice. Ma anche vittima. Quindi niente, problema risolto. Malfidato!
Preso il bicchiere col ghiaccio, ti dici che cazzo è così bello, non voglio farlo sciogliere. Perciò via, si esce e si cerca di bere quel poco che c'è dentro. Nel frattempo il primo giro del locale è terminato e sul tabellone luminoso compare il nostro tempo: 22 minuti 41secondi. Non è record di pista, ma comunque un buon tempo.

Facendo affidamento alle doti di cercatore di posti idonei al moto, il nostro capo ci riconduce all'interno delle sale per dare finalmente un senso alla serata. Dopo vari tentativi andati a vuoto arriviamo finalmente in una sezione dove c'è meno gente e riesci a muoverti facendo a meno di insistere con i movimenti da affresco egizio. E sei stato fortunato, non c'è un cazzo da fare! In questo piccolo paradiso danzesco ci siete solo voi. Riesci addirittura a non sembrare frocio strisciandoti col vicino di spalla che evidentemente ci sta prendendo gusto. Ci siete voi ed il tizio che sembra un incrocio tra babbo natale e Albert Einstein. E accidenti se sembra di essere ad un party in spiaggia: riesci persino a vedere in lontananza un’orca, che tuttavia non ha perso la sua P, danzare su un tavolo e sentire la risacca della marea di cocktail caduti per terra, neanche stessi sul bagnasciuga di Ostia. Che poi da dove usciranno fuori ‘sti cocktail, boh!

Ma finalmente ce l'hai fatta, sei lì e puoi goderti la serata, inebriandoti con la quantità di ormoni secerniate dalle ascelle di qualche playboy spelacchiato senza nemmeno un bottone sulla camicia, oppure facendoti confondere i sensi da qualche sensuale creatura che ti fa girare la testa e che ha deciso che il modo migliore di passare la serata è portare dei tacchi che farebbero un bel culo anche ad una racchetta da tennis. E senza intimo ovviamente, poi troppo lunga la trafila del togli/rimetti nel caso ci si volesse ammucchiare. Ma tu stai per conto tuo, vuoi mantenere quel fascino un po' noir del ragazzo maledetto, e quindi cerchi di non cedere alla tentazione di guardare in giro la quantità imbarazzante di patata che cammina e ti concentri sulla tua amica che non vedi da molto ma che stasera ha deciso di uscire anche con te; e che tra l'altro è una gran figa. E che ovviamente sta ballando con un altro.

Sono passate ormai due ore, se non di più, e la vescica è diventata grande come un pallone da basket, perciò ti accomiati per un attimo dalla combriccola seguendo l'odore di piscio e vomito che aveva bussato al tuo naso nel corso del terzo giro. Quando arrivi non ti stupisci che la fila si confonda con quella per il ghiaccio. Qualche minuto per riuscire ad orientarsi ed eccoti lì a fare piccoli passi verso la porta nera che nasconde questo oggetto utilizzato poco dal popolo locale, che molto probabilmente non ha ancora capito che va usato al centro e non intorno; eppure sono tutti provvisti di uno smartphone per documentare la serata ed informare gli amici su Facebook, potrebbero anche usarlo per guardare un tutorial su youtube. Insomma mica devono diventare tutti del Robin Hood del cesso, ma almeno avvicinarsi al bordo, ecco. Mi sa che quel ghiaccio non aumenta la precisione. Chissà cosa succederebbe nel caso debbano fare centro in qualcosa di leggermente meno capienteMA QUESTO NON CI INTERESSA. Destreggiandoti tra alcuni tipi che ci sono evidentemente andati giù pesanti con questo cazzo di ghiaccio, che cercano di superarti in tutti i modi ed altri che invece litigano su chi abbia o meno la precedenza per pisciare per terra, arrivi in questo ameno luogo in cui il pavimento arancione lo si indovina solamente dalle impronte lasciate da alcune scarpe al loro passaggio su questo suolo bagnato, ma che è lontano anni luce dall'essere ricoperto da qualcosa di liquido. Ma si sa, il nero sta bene su tutto, specialmente se è una poltiglia che ti aspetti stia per parlarti da un momento all’altro, su un pavimento arancione.

4 minuti e mezzo dopo sei già pronto a riprendere a ballare, ma stavolta cambiate posto, lì è troppo tranquillo. Giustamente decidete di spostarvi verso le casse, e ti chiedi "ma non avevamo già pagato?" quando ti viene fatto presente che invece sono quegli oggetti da cui esce tutto quel frastuono. Perché non c'è miglior modo di concludere la serata se non quello di spararsi dell’ottima musica nelle orecchie per continuare a sentirla in caso di blackout. Potrebbe anche essere l'occasione per ballare solo per il gusto di farlo, mettendo da parte tutti i pensieri che ti turbano, ti dànno fastidio; tutti i pensieri che non vuoi fare e tutte le persone a cui non vuoi pensare. Chiudi gli occhi e per un attimo PUF non esistono. Ed è così davvero. Fino a quando non riapri gli occhi e scopri che tutti i tuoi amici si sono accoppiati e sei rimasto solamente tu a ballare solo.
Ma ormai è tardi, se ne stanno andando tutti ed è effettivamente ora di ritornare a casa. Ritiri la giacca e vi avvicinate alla macchina. Non senti nulla, tutti i suoni ti sembrano lontani centinaia di metri e comunque ricoperti di gommapiuma. L'unica cosa che riesci a sentire distintamente è un fischio costante nella testa, sintomo che le casse hanno fatto il loro sporco lavoro.

Sali in macchina e vieni travolto da tutti i pensieri che avevi provato a mettere in un angolo durante tutta la serata, e pensi che no, non sei stato bene. E non è colpa né della compagnia né del programma, di per sé entrambi validi.

Mentre arrivi a casa, giusto il tempo di aprire e buttarsi sul letto e sorge il sole.
Visto che a qualcosa è servito andare in discoteca?!

venerdì 21 marzo 2014

Quelli che nonostante tutto

DISCOLPATORE: Post ad alto contenuto di retorica, banalità, luoghi comuni e frasi sentite numerose volte. Proseguire a proprio rischio e pericolo. 

Quello che non mi piace delle persone è che a volte ci mettono pochissimo tempo per entrare nella tua vita e ne impiegano la metà per uscirne. Quello che mi piace delle persone è che alcune ti ritrovi costretto a conoscerle, quasi non ti va di farlo, eppure poco dopo non riesci ad immaginare la vita senza di esse. E la cosa brutta è che le prime sono in grado in pochi giorni di creare disagi come le seconde non saprebbero fare in anni. Quella bella è che le seconde ti dànno la possibilità di vedere la vita in un modo così ampio da considerare le prime come un temporale estivo.
Quello che odio delle persone è che spesso sono obbligate a passare tutta la loro giornata circondate da altre con le quali non vorrebbero avere nulla a che fare e non si adoperano per cambiare le cose, invece fanno passare anni per rivedere quelle che vorrebbero costantemente vicine. Quello che amo delle persone è che nonostante centinaia di kilometri di distanza e anni di assenza continuano a sentirsi tra di loro, a volersi bene, ad organizzare uscite solo per il gusto di rivedersi e raccontarsi qualche stronzata.
Ci sono persone che dopo un secondo che le hai conosciute hai già l’impressione che siano tue amiche da una vita, che ci metti un attimo a volergli bene, e che ci mettono un attimo a farsi volere bene. Altre che invece conosci da anni ma che non capirai mai bene fino in fondo. Altre ancora che si fanno scoprire a poco a poco e ogni tanto ti sorprendono rivelando un piccolo dettaglio di sé stessi che non avresti mai immaginato; in bene ed in male.
Ci sono le personalità divampanti, stupefacenti che più passi il tempo con loro e più vorresti passarne, quasi fossero una droga. E non riesci, e non vuoi, e senti dolore quando stai loro lontano. Ne vuoi di più e di più e di più ancora: fino a quando non ti accorgi che ti stai autodistruggendo.
Ma non voglio parlare di tutto questo, né fare un mega discorso su tutte le tipologie di persone con le quali potremmo venire a contatto. Ci stanno tanti bei siti di antropologia, sociologia, cazzomenefregalogia per quello.

Vorrei spendere qualche riga (poche in realtà), per quanto possa risultare banale e palloso, per quelle persone che “nonostante tutto…”

Sono le persone più belle del mondo.

Sono le persone più belle del mondo perché sai che ci sono anche quando non le vedi o non le senti.
Sono quelle che l’estate ti chiedono se vuoi andare al mare, un weekend da loro, e tu rispondi subito di sì, senza chiedere il permesso a nessuno, senza neanche pensare, due ciabatte, un costume, una maglietta e si parte. Che poi sono le stesse che inviti per capodanno ed il giorno dopo state decidendo se quei 20€ ci volete comprare il salmone affumicato o la terza batteria di fuochi d’artificio. I fuochi ovviamente.
Quelle a cui non pensi per settimane, forse mesi, ma quando le pensi le chiami per sapere come sta. E loro ti rispondono “non ci crederai, ma ti pensavo proprio stamattina”. E tu invece ci credi, perché lo sai che è vero.
Sono quelle che chiameresti alle 3 di notte dopo anni, e dico anni, che non vi sentite perché hai bucato una ruota e sai, lo sai per certo, che lui dopo 10 minuti è lì con le mani piene di quel sozzume nero delle gomme a prenderti per il culo perché non sai cambiare una ruota. Dandoti una pacca sulla spalla. 
Ed  anche quelle che ti chiamano per dirti che dall’ultima volta che avete parlato gli avete aperto gli occhi ed un mondo davanti solo per aver articolato 4 o 5 frasi ad effetto di fila. Magari dette per caso per impressionare la tipa di turno.
Sono quelle che dopo l’ennesima sconfitta in amore ti si avvicinano e ti ripetono “A Lorè, morto ‘mPapa se ne fa sempre ‘nantro, aricordatelo!”. Come ogni volta. Sono arrivato a Paolo VI.


Sono le persone più belle del mondo perché tu per loro sei la persona più bella del mondo. E non hanno bisogno di dirtelo né di dimostrartelo perché tu non hai bisogno di dirglielo né dimostrarglielo. 

giovedì 23 gennaio 2014

Il Club degli Sfigati del Twitter

Ci tengo a precisare che tutto di quello in cui parlo in questo post vorrei passasse come una sorta di scherzo, mentre parlo con un tu immaginario nel quale potreste facilmente (?) riconoscervi. Ci tengo inoltre a dire, onde evitare spiacevoli incomprensioni (mi scoccia doverlo fare, ma non tutti sono abbastanza intelligenti da capire quando si scherza, si prende in giro con intenti ironici e quando invece lo si fa con malizia) che tutto quanto non fa riferimento a fatti o persone in particolare, ma prende spunto, molto alla larga, da esperienze personali mie e di qualcun altro che ha avuto a che fare con situazioni che qui definisco da sfigati. Scusate il prologo, ma ogni tanto bisogna essere chiari.

Ah, è al maschile ma siete liberissimi di interpretarlo nel genere che preferite.

La cosa divertente di twitter è la facilità con cui si riesce a creare una rete di pseudo amicizie con persone delle quali non si conosce nemmeno la voce. Decidi di seguire qualcuno facendo affidamento sulle ultime cose che ha scritto, che esse siano verità assolute, idiozie, ironie un po’ british o, il più delle volte, una buona mescolanza di tutte e tre. Ma, prima di tutto ciò, la cosa più naturale che ti viene da fare è guardare la foto. Ti piace? Sì. Allora, secondo te, ti piacerà anche la persona che rappresenta e quello che scrive? Ovviamente, cosa c’è che non va?!
Da quel momento inizia un valzer di interazioni, un ballo lento ed inesorabile che fai con lei: parli con quella foto, ci scherzi, qualche volta addirittura flirti con lei, come è normale che sia.

Per uno strano meccanismo metonimico iniziamo ad associare quella foto a tutta la persona, tanto che, se un giorno dovessimo incontrare quelli che seguiamo, vorremmo far indossare loro una busta di cartone in testa con attaccata quella precisa foto. Così, per non sbagliare. Ci mettiamo dentro pure qualche altro scatto preso da Instagram, giusto per avere un quadro un po’ meno inquietante di un manichino con attaccata una foto.

Tutto procede nella più assoluta normalità, fino a quando non inizi a leggere i tweet di un certo utente che frequenti più spesso, nel modo sbagliato. Tutti i suoi tweet che leggi sono rivolti a te, e no, non c’è modo di convincerti che non sia così. Non ce so’ cazzi, ce l’ha con te. Quei tweet sono proprio per te, lo sta scrivendo a te e a nessun altro all’infuori di te, prima te ne convinci e meglio stai. Così si inizia ad instaurare un tarlo nella tua testa che ti fa pensare che magari la foto in questione vorrebbe più che cazzeggiare su twitter. Il tarlo scava nel cervello di sughero, e in 10, massimo 15, minuti ti convinci - e ti convince - che quel manichino con un’istantanea sulla testa vuole di più che semplicemente cazzeggiare su twitter. Ma cosa c’è di strano? In fondo non fa che lamentarsi del fatto che sia single, che vuole un ragazzo, che il Grande Consiglio degli Scopatori gli ha ri-conferito la verginità ad honorem, che non se la fila un cazzo di nessuno, allora magari ce casca.

E invece no, sei tu che ci caschi, e con tutte le scarpe, quelle belle che hai pure messo su instagram.
Ti meriti una nomina come adepto del Club degli Sfigati del twitter. Ed è inutile che ti lamenti, ci sei cascato ed adesso ci rimani. Sei rimasto intrappolato dal meccanismo reticolato e allucinato del twitter che prende utenti che hanno bisogno di qualcosa ed estremizza la loro situazione, facendoti credere che sia tutto oro colato quel che stai leggendo. Dai addirittura per scontato che lo sia. Sai che quello che c’è scritto è un’esagerazione, ma il tuo cervello la elabora come verità. Credi ad ogni parola, ti fidi di tutti, daresti le chiavi di casa a quel tipo tanto caruccio co’ quella foto in bianco e nero che je se vede solo metà faccia ma se capisce che è un bravo regazzetto; affideresti il tuo cane a quella che t’ha commentato su instagram “Ma che bel cucciolone! Come si chiama??” anche se il suo screen name fosse @crudeliademon666; scoperesti con quella con la foto ultra filtrata coi capelli verdi e i tatuaggi sulle dita che t’attizza tanto e che ha appena scritto che c’ha tanta voglia de scopà. Ti faresti leggere la Divina Commedia in inglese da qualcuno che come voce ha il ticchettio dei tasti del computer o dell’iPhone.
E diventi geloso poi, uh se diventi geloso. Geloso che neanche se la tua ragazza vestita un po’ provocante fosse entrata nel bagno dei maschi di uno strip club per sbaglio. Diventi geloso per ogni cazzata. Sì perché “adesso ‘sta cosa che ha scritto pe' chi è? Io non posso esse, mica me faccio mette lo smalto sui piedi ai pigiama-party, deve esse ‘naltro, CE DEVE AVE’ UN ALTRO!”. Ma tranquillo, chiunque sarebbe geloso. Ma non te ne frega niente: lei sta pensando ad uno che c’ha la foto più bella della tua. E non sia mai che questo ricambi! Apriti cielo, andresti su tutte le furie. E poi che pic c’ha questo? Co sto filtro seppia che sembra il colore della merda. Già lo odi perché c’ha ‘sta foto finto artistica con lo sguardo che vuole essere intrigante e divertente e sembra più figo di te, poi se ci prova pure con quella che fino a l’altro giorno scriveva solo per i tuoi occhi, è la fine. È stanco di vivere, pensi. Ma tanto lo sanno tutti che nella realtà sei più bello di lui, stai tranquillo. Sei geloso da far schifo e glielo farai presente col tuo prossimo tweet, oh se glielo farai presente. Senza menzioni dirette ovviamente, mica vorrai fare la figura di quello così sfigato che gli piace una del twitter; e tanto lo capirà che stai parlando di lei, no? È evidente, non può non capire.
Diventi geloso senza averne motivo né diritto. Diventi geloso di una fotografia, che molto probabilmente non si mostra neanche al naturale.

Sei deluso, amareggiato perché avevi intravisto un’opportunità e per qualche motivo non si è realizzata. Ti eri convinto di volerci fare qualcosa, che anche lei volesse, che stesse cercando un modo facile e conveniente per dirtelo o fartelo capire. Eri certo che lei avesse capito cosa le stessi dicendo. Ti sei fatto coinvolgere perché evidentemente non riesci a farti coinvolgere in altri modi. Avevi bisogno di sentirti apprezzato anche tu, anche se in questo modo. Forse perché ti piace più il modo di vivere assurdo, sfrenato, psichedelico ed estremo del twitter; forse perché non ti senti abbastanza apprezzato quando non sei una bella fotografia ritoccata; forse perché sei stufo che la gente non riesca a capirti ed apprezzarti e cerchi un modo semplice e veloce di farti capire ed apprezzare. E sfruttare.

Hai visto alla lente di ingrandimento qualcosa, credendo che fosse a grandezza naturale, e quando poi ti hanno tolto quella lente ti sei reso conto di quanto insignificante fosse tutta la tua proiezione mentale. Unilaterale più che insignificante.

Avevi bisogno di attenzioni? Complimenti per aver utilizzato twitter.


Grazie Kella.