Quando ho visto che mi avevate scritto ho provato un
misto di sensazioni contrastanti: da un lato ero davvero molto contento di
risentirvi ed avere addirittura la possibilità di rivederci, ma dall’altro mi
sarei voluto sotterrare dalla vergogna e dall’imbarazzo. Imbarazzo per essermi
comportato da perfetto stronzo, dimostrandovi ben poco l’amicizia che invece
voi molto spesso avete messo nei miei confronti, perché sono sparito per quasi
8 mesi così dal nulla senza nemmeno spiegarvi la mia difficoltà; ed enorme
vergogna, perché chissà se e quando avrei trovato il coraggio di cercare il
vostro nome sulla rubrica del telefono per scrivere un messaggio, anche
stupidissimo. Avevo anche un po’ paura di rincontrarvi, perché chissà cosa
avreste pensato di me, mi avreste odiato? Giudicato? Trattato di merda come mi sarei anche
meritato?
Ho passato la prima ora con le braccia conserte,
sulla difensiva, col terrore che prima o poi mi arrivasse un giustificatissimo
attacco personale, al quale non avrei potuto rispondere che con un banalissimo
e sottomesso “avete ragione”. Ma niente, non è arrivata nemmeno una
frecciatina, un’allusione, solo qualche domanda interessata, detta tra i denti
quasi aveste avuto voi paura di far del male a me toccando con delle semplici parole
un tasto dolente o qualche nervo ancora scoperto. Incredibile come basti un
accenno di comunicazione non verbale per farti capire quanto qualcuno possa
conoscerti. Incredibile quanto mi conosciate bene, forse meglio addirittura di
quanto mi conosca io. Mi è bastato dire un “grazie per avermi invitato” per
farvi capire quanto mi sentissi a disagio ed in difficoltà nei vostri
confronti, un inetto affettivamente paragonato a voi. E voi avete capito in un
secondo, ma forse meno, quanto mi sentissi imbarazzato e stupido, forse anche
da come l’ho detto, dal tono della mia voce, dallo sguardo che avevo. Vi è
bastato sentire quella semplice frase per farvi dimenticare tutto ed avere la
certezza che fossi realmente addolorato per essermene andato senza avvertire
nessuno. Vi è bastato per capire che avevo bisogno di risentirvi e rivedervi,
ma imbarazzo ed autocritica non mi facevano azzardare a provarci, sicuro che
non mi avreste mai perdonato. Ed il vostro “no grazie a te per essere venuto”
mi è bastato per capire che avevate compreso la mia difficoltà e che non me ne
avreste mai fatto una colpa.
Mi ha emozionato pensare a questo, a quanto bene mi
avete voluto nonostante tutto. Tutti i “ci sei decisamente mancato” come
intermezzo delle risate, i “non ti azzardare ad andartene di nuovo” detti sotto
l’effetto dell’alcool. “Il fatto che tu sia qui è già un bel regalo” detto
sottovoce notando il mio imbarazzo mi ha costretto a nascondere gli occhi che
stavano iniziando ad inumidirsi. Ed ancora lo fanno ora che lo scrivo. Tutti piccoli
gesti che mi hanno fatto sentire un formica, e che mi hanno fatto chiedere dove
fossi stato per tutto quel tempo.
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