martedì 29 settembre 2015

Chi aveva ragione, Il Padre o Il Capocomico?

La grandezza di qualsiasi cosa di artistico sta nel rimanere sempre costante nella sua bellezza e validità ed allo stesso tempo cambiare significato a seconda del nostro periodo storico. Pirandello è colui che ha rivoluzionato non solo il teatro o l’arte in generale, ma anche il nostro modo di rapportarci con le persone. Ha cambiato la vita.

Quando ero più giovane, quando avevo 18 anni e pensavo che i miei pensieri e le mie idee fossero incorruttibili, anche se poi ero consapevole che prima o poi avrei cambiato sia gli uni che le altre, diedi la prima interpretazione, per banale che fosse, dei “Sei Personaggi in cerca d’autore” come ero abituato a fare all’epoca, ovvero con un infantile schema buono-cattivo. In questa schematica visualizzazione i personaggi erano i buoni, incorruttibili, perfetti, con una personalità fissata ed unica, erano loro e basta, mentre gli attori, sempre dediti al cambiamento, sempre interpretando chi non erano, essendo quindi persone vuote, dei nessuno, erano inevitabilmente i cattivi.

Andando avanti con gli anni mi resi conto, rileggendo tutto quanto forse per la ventesima volta, che non esisteva questo schema, e che invece sia da una parte che dall’altra c’era un tentativo per far capire all’altro le sensazioni che c’erano. L’opera si era trasformata in un dialogo, un drammatico ed incredibilmente crudele dialogo.

Oggi ho aperto gli occhi su questo pezzo d’arte per la terza volta, trovandomi di fronte ad una delle più grandi controversie che negli ultimi tempi sembra sconvolgere l’uomo, specialmente sui social network ed in particolare quello che uso di più, twitter: il problema della coerenza. Già perché quest’oggi mi trovate dalla parte del capocomico. E non perché è una persona che come me cambierà idea con passare del tempo, non perché è fatto di carne come me, a contrario del personaggio che è frutto di un’idea; sono dalla parte del capocomico perché oggi ho capito che lui è una persona, l’altro un personaggio. E solo un personaggio ha la facciatosta di poter dire che non cambia mai idea, perché è fatto così e vive la sua triste e piccola vita nel suo triste e piccolo mondo chiuso e ripetitivo (sto parlando dei personaggi del dramma, se non l’avete letto fatelo).

Il caro vecchio Gigi mi scuserà per averlo usato ancora una volta per parlare di un argomento così basso, ma non posso farci niente se quello che aveva in testa è applicabile a così tante cose anche a quasi 100 anni di distanza.

A quanto pare oggi è diventata una colpa non essere coerenti con le proprie opinioni, e per carità ci posso anche stare che se uno cambia idea ogni dodici secondi sia un po’ da biasimare o quantomeno prendere quello che dice con le pinze, guanti e quella tutona che si mettono i bombaroli per il disinnesco come in “The Hurt Locker”, ma da qui a non avere talmente un cazzo da fare che stare tutto il giorno in cerca da qualcuno da scovare che il giorno prima avesse un’opinione diversa mi sembra esagerato. Maniacale perlomeno. Tanto più che non esiste nulla di più fisiologico che cambiare idea, tranne forse andare al bagno. Cambiare significa crescere personalmente, avere più consapevolezza di quello che si sta facendo, non necessariamente rinnegare il proprio pensiero. Siamo di nuovo sullo stesso punto: le nostre idee cambiano a seconda del nostro momento. O volete dirmi che non avete mai creduto a Babbo Natale? Ah ci credete ancora?! Scusate! No no esiste, esiste!

La coerenza come la intende qualcuno che mi capita di leggere è semplicemente stupidità. La coerenza è la conformità tra quello che si pensa e quello che si fa, e non la conformità tra quello che si pensava ieri e quello che si penserà domani, né quello che pensavamo ieri e che faremo domani. La coerenza è qui ed adesso, è solo nel presente. Se odiate gli americani ma domani vi chiama vostro zio per regalarvi una villa a Miami Beach o a Malibù o un super attico a Times Square, tutto pagato, non gli dite “guarda, grazie ma no perché io gli americani non li sopporto”. E se glielo dite, beh peggio per voi -ovviamente è solo un esempio, uno può dire no per tutta un’altra serie di ragioni, ma non stiamo parlando di questo. Vi sfido a dire di no ad una proposta allettante solo perché va vagamente contro i nostri principi morali o perché la reputavamo brutta e cattiva il mese scorso. Parliamoci chiaro, nessuno sta parlando di truffare la gente, o bombardare un villaggio afgano per soldi; si parla di cose terra terra, come può essere l’opinione riguardo una persona o più di una, un film, un’azienda, una religione e quant’altro. Mica qualcosa di illegale ed immorale, sia mai che passi questo messaggio.

Concludendo questa enorme pippa mentale nonché post vagamente polemico vi lascio ad uno dei pezzi che più mi piace dei “Sei personaggi in cerca d’autore”, che è poi il pezzo a cui facevo riferimento all’inizio. Fate le vostre riflessioni su questo argomento e se sono diverse dalle mie fatemelo sapere così magari ci facciamo una chiacchierata. Buona lettura e spero di non avervi rotto troppo le palle.


IL PADRE: (quasi in sordina, con melliflua umiltà) Soltanto per sapere, signore, se veramente lei com'è adesso, si vede... come vede per esempio, a distanza di tempo, quel che lei era una volta, con tutte le illusioni che allora si faceva; con tutte le cose, dentro e intorno a lei, come allora le parevano - ed erano, erano realmente per lei! - Ebbene, signore: ripensando a quelle illusioni che adesso lei non si fa più, a tutte quelle cose che ora non le "sembrano" più come per lei "erano" un tempo; non si sente mancare, non dico queste tavole di palcoscenico, ma il terreno, il terreno sotto i piedi, argomentando che ugualmente "questo" come lei ora si sente, tutta la sua realtà d'oggi così com'è, è destinata a parerle illusione domani?

IL CAPOCOMICO: (senza aver ben capito, nell'intontimento della speciosa argomentazione) Ebbene? E che vuol concludere con questo?

IL PADRE: Oh, niente, signore. Farle vedere che se noi (indicherà di nuovo sé e gli altri Personaggi) oltre la illusione, non abbiamo altra realtà, è bene che anche lei diffidi della realtà sua, di questa che lei oggi respira e tocca in sé, perché - come quella di jeri - è destinata a scoprirlesi illusione domani.

IL CAPOCOMICO: (rivolgendosi a prenderla in riso) Ah, benissimo! E dica per giunta che lei, con codesta commedia che viene a rappresentarmi qua, è più vero e reale di me!

IL PADRE: (con la massima serietà) Ma questo senza dubbio, signore!

IL CAPOCOMICO: Ah sì?

IL PADRE: Credevo che lei lo avesse già compreso fin da principio.

IL CAPOCOMICO: Più reale di me?

IL PADRE: Se la sua realtà può cangiare dall'oggi al domani...

IL CAPOCOMICO: Ma si sa che può cangiare, sfido! Cangia continuamente, come quella di tutti!


IL PADRE: (con un grido) Ma la nostra no, signore! Vede? La differenza è questa! Non cangia, non può cangiare, né esser altra, mai, perché già fissata - così - "questa" - per sempre - (è terribile, signore!) realtà immutabile, che dovrebbe dar loro un brivido nell'accostarsi a noi!

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